Head of remote work,
il Responsabile del lavoro a distanza
Si consolida in azienda il ruolo dell’Head of remote work per convertire il lavoro a distanza da soluzione d’emergenza a realtà a lungo termine
Le organizzazioni più moderne che hanno attivato la modalità di lavoro da remoto nel periodo di pandemia stanno scegliendo di avere nei rispettivi staff la funzione dell’Head of remore work che possa guidare le attività dei lavoratori a distanza. L’introduzione di questa figura in azienda sarà un elemento chiave per capire se si ha a che fare con un’azienda che sostiene questo nuovo modo di lavorare rispetto a chi invece l’ha semplicemente consentito nel periodo dell’emergenza. Diventerà essenziale per le aziende assumere qualcuno per supervisionare un ambiente di lavoro “integrato” e guidare l’esperienza del lavoro virtuale.
Attivare il lavoro a distanza significa cambiare la cultura aziendale
Realtà come Facebook, Quora e Twitter stanno assumendo, o già impiegano, una persona o un intero team il cui lavoro a tempo pieno è garantire che il lavoro a distanza funzioni. Scegliere di far lavorare le persone da remoto non è soltanto spostare quello che viene fatto in ufficio in un altro luogo, significa intraprendere una strada fatta di evoluzione tecnologica, welfare e innovazione continua, per questo serve un leader che se ne occupi per creare una cultura diffusa e processi chiari.
“Lavorare da remoto è un cambiamento epocale, che richiede una completa ricerca sul modo in cui le persone pensano al lavoro, dove lavorano e quando lavorano“, afferma Darren Murph, Head of remote di GitLab, azienda di software che dal 2011 fa lavorare i propri dipendenti da remoto e che dal luglio 2019 ha in organico la figura dell’Head of remote work, ben prima della pandemia. Murph ha creato un survival kit sempre aggiornato che descrive in dettaglio come gestire la transizione a un’infrastruttura remota. Murph si augura che la grande migrazione al remoto, che molte aziende hanno intrapreso negli ultimi mesi, continui anche quando non ci sarà più la minaccia del virus.
Più l’organizzazione è radicata nei suoi processi più sarà impegnativo il compito dell’Head of remote work che dovrà affrontare le sfide della transizione al lavoro a distanza, più l’azienda è flessibile più sarà facile evolvere in modalità di lavoro integrato. In questo ruolo dovranno essere riscritte le regole e le abitudini per i lavoratori, saranno richieste nuove politiche e procedure. In primis, le aziende devono considerare se mantenere o ridurre la sede principale, quindi dovranno stabilire come regolare le remunerazione in base alle delocalizzazioni e soprattutto come rendere virtuosa ed efficiente la propria realtà.
Le imprese in passato hanno lavorato molto sui legami e le relazioni che si creano in un ufficio fisico (basta pensare a realtà illuminate dotate di servizi interni come palestre, asili nido, aree relax, mense) e come terreno di scambi e attrazione di talenti, oggi viene a mancare un elemento molto importante e occorre cambiare completamente l’orientamento, ecco che qui entra in scena l’Head of remote work. Un tempo era davanti alla macchinetta del caffè o in ascensore che venivano risolti importanti task, ora lo scenario è diverso e su questo vanno costruite nuove occasioni.
Quali sono i compiti dell’Head of remote work
Il responsabile del lavoro a distanza, Head of remote work, avrà come focus del suo ruolo l’organizzazione del lavoro a distanza e avrà peculiarità diverse a seconda delle esigenze e della cultura in cui è inserito. Avrà quasi certamente un ruolo trasversale e dovrà collaborare con molte funzioni aziendali per seguire i dipendenti nella loro esperienza di lavoro a 360°. Si occuperà di brand identity, operation, sicurezza informatica, risorse umane, talent branding, marketing e comunicazione. Dovrà favorire l’on-boarding e la formazione dei manager e lavorare in tutta l’azienda per garantire che chi si trova a distanza lo faccia al meglio delle sue possibilità.
Man mano che le aziende abbandonano l’esperienza in presenza subentrerà un cambio importante di cultura. L’impresa “remote first” avrà bisogno di leader che riflettano sugli obiettivi del lavoro in remoto, offrendo condizioni adatte a questa forma di lavoro. Ad esempio, supportare i dipendenti con le dotazioni di base di cui hanno bisogno, con le conoscenze specifiche per lavorare in un ambiente virtuale, migliorando le loro competenze e aiutando i dipendenti a mantenere la loro produttività. Questo nuovo leader dovrà definire, inoltre, una strategia di formazione per le varie funzioni. Anche i processi quotidiani necessiteranno di cambiamenti: non basta convertire le riunioni che si tenevano in ufficio in riunioni su Zoom, perché l’ambiente virtuale ha altre dinamiche e una call online per essere efficiente deve prevedere altre modalità e altri tempi: l’idea è quella di costruire un lavoro da remoto duraturo che crei un’esperienza connessa tra coloro che sono in sede e coloro che lavorano da casa in giro per il mondo.
Gli esperti prevedono che questo ruolo caratterizzerà le aziende e diverse figure saranno cercate per ricoprirlo per come si stabilizzerà il mercato del lavoro nell’era post-Covid.
→ Ma cosa renderà chi ricopre il ruolo di Head of remote work una figura essenziale delle organizzazioni del futuro? Lo chiediamo a Giovanna Marena, Co-founder & Managing Director of digitYou: “Una figura professionale come l’Head of Remote work riassume in sè un ruolo di consulenza, di Project Management Office (PMO) e un ruolo di gestione delle risorse umane. Va così ad aggiungersi alla schiera dei cosiddetti ‘lavori ibridi’ per la necessità di esperienze e talenti diversi. Per seguire questa strada professionale servono competenze di tipo legale, amministrativo e, ovviamente, le conoscenze degli strumenti e delle piattaforme digitali, un po’ come uno scrum master. Ancora una volta l’elasticità mentale unita ad una gran voglia di mettersi in gioco saranno le soft skill di eccellenza per proporsi come Head of Remote work”.